Negli ultimi anni il dibattito su come dotare i giovani delle skill necessarie per affrontare un mondo complesso e sfidante ha acquisito una crescente rilevanza. Il focus è, in particolar modo, sulle competenze non cognitive, considerate strategiche da un punto di vista pedagogico ed evolutivo.
Studi recenti dell’OCSE, infatti, dimostrano che apprendere queste competenze a scuola aiuta gli studenti ad ottenere risultati significativi nel percorso di studi e a sviluppare una migliore condotta sociale. Queste abilità non solo influiscono positivamente sul comportamento in classe, ma sono utili anche nella vita quotidiana, tant’è che anche nel mercato del lavoro, soft skill e life skill sono sempre più attenzionate, a volte anche più delle competenze cognitive tradizionali.
Queste capacità sono fortemente influenzate dall’ambiente e dai coetanei con cui il ragazzo si interfaccia, ma soprattutto evolvono in modo dinamico nel corso della crescita. Se i primi anni di vita sono fondamentali per lo sviluppo di tutte le competenze, è nell’adolescenza che le competenze non cognitive mostrano una maggiore plasticità rispetto a quelle cognitive. Inevitabile, quindi, includere nei percorsi scolastici di ogni ordine e grado competenze e modelli orientati allo sviluppo delle life skills.
Ma quali sono le competenze non cognitive?
Nonostante l’importanza che ricoprono le competenze non cognitive, ad oggi non si ha ancora una definizione univoca. Il termine, infatti, si riferisce a un ampio spettro di abilità che vanno dalle competenze relazionali alla gestione delle emozioni. Tuttavia, già nel 1993, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha identificato dieci life skill che si articolano in tre aree:
- competenze emotive, che includono la consapevolezza di sé, la gestione delle emozioni e la gestione dello stress;
- competenze relazionali, come l’empatia, la comunicazione efficace e la costruzione di relazioni sane;
- competenze cognitive, che riguardano la capacità di risolvere problemi, prendere decisioni, sviluppare il pensiero critico e quello creativo.
Si può quindi affermare che queste rappresentano una combinazione dinamica di abilità cognitive e metacognitive, interpersonali, intellettuali e pratiche accanto a valori etici. Se vengono a mancare, o semplicemente a scarseggiare, secondo l’OMS ciò comprometterebbe la capacità dei giovani di interagire con gli altri, di affrontare le difficoltà quotidiane e alle pressione che, inevitabilmente, si presenteranno nella vita.
A che punto siamo in Italia?
Da questo punto di vista, l’Italia ha fatto grandi passi in avanti giungendo a un punto di svolta.
Con il voto favorevole di 80 senatori, 47 astensioni e nessun voto contrario, il Senato ha approvato il disegno di legge n.845 che introduce l’insegnamento delle competenze non cognitive come parte integrante della formazione scolastica.
Questa proposta, approvata dalla Camera già il 3 agosto 2023, mira a combattere la dispersione scolastica e la povertà educativa e lo fa rafforzando le life skill, fondamentali per la crescita individuale e professionale. L’obiettivo primario, quindi, è rendere gli studenti autonomi per far loro compiere scelte consapevoli e costruire il proprio futuro.
La sperimentazione, che sarà volontaria, inizierà nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. I progetti saranno presentati al Ministero dell’Istruzione e del Merito e dovranno essere valutati e approvati da una commissione apposita. Il programma di attuazione si articola in tre anni:
- formazione dei docenti nel primo anno, con fondi da destinare a enti accreditati scelti dalle scuole;
- integrazione interdisciplinare delle competenze non cognitive nel metodo didattico nei due anni successivi, nel rispetto dell’autonomia scolastica.
Un’attenzione particolare sarà dedicata alla valutazione della sperimentazione, affidata a una commissione composta da docenti universitari e dirigenti scolastici in pensione. Il monitoraggio avverrà in diverse fasi, fino al quinto anno delle scuole superiori e al primo anno di eventuali percorsi di istruzione terziaria.
Ma ancor prima che entrasse in vigore la legge, EducAbility ha colto l’importanza delle life skill nei percorsi didattici ed è per questo che da oltre 3 anni offre a docenti e dirigenti scolastici corsi di formazione sulle competenze non cognitive attraverso i maggiori esperti di pedagogia, psicologia e mental coaching.
Sono molti i nomi di rilevanza nazionale e internazionale che hanno condiviso i loro studi ed esperienze con chi desidera portare un valore aggiunto in aula e ai propri studenti: da Paolo Crepet ad Anna Oliverio Ferraris, fino a Stefania Andreoli e Umberto Galimberti. La nuova edizione di EducAbility, focalizzata sull’inclusione e la valorizzazione delle diversità, sarà arricchita dalla presenza di altre figure di spicco come Alessandro D’Avenia, Maria Rita Parsi, Piergiorgio Odifreddi, Nicoletta Romanazzi, Giorgio Nardone, Roberta Bruzzone e Raffaele Ciambrone.
Corsi di formazione, questi, che hanno visto la partecipazione di oltre 5.000 docenti e che, oggi, supportano le scuole di ogni ordine e grado anche nell’applicazione della nuova legge.
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