Se c’è un tema che oggi preoccupa non solo i genitori degli adolescenti, ma anche gli insegnanti, è il rapporto che i ragazzi hanno con il fallimento, la fatica che fanno ad accettare brutti voti, i no e la frustrazione che ne deriva.
I giovani non sono più allenati a stare dentro queste emozioni negative perché non gli consentiamo di vivere il fallimento. Cerchiamo di eliminare ogni problema che li assilla, li iscriviamo alle migliori scuole per spronarli a fare sempre meglio e raggiungere, così, grandi traguardi. Ma ciò non li aiuta a liberare il loro vero potenziale, anzi.
L’errore, infatti, consente ai ragazzi di allenarsi veramente alla vita, di prepararsi ai problemi che inevitabilmente arriveranno e di fronte ai quali si sentiranno persi poiché non sapranno cosa fare senza qualcuno che glieli risolva.
Che cosa significa affrontare il fallimento? Secondo Nicoletta Romanazzi, mental coach di grandi campioni sportivi come Marcell Jacobs, significa avere la possibilità di imparare cose nuove, di sviluppare parti del carattere, di trovare risorse che non si pensava minimamente di possedere. Lasciare che i giovani sbaglino anche 100 volte, lasciare che siano loro a trovare le soluzioni, farli stare nella rabbia perché non riescono nei compiti, ad esempio, è la cosa più sana che si possa fare.
Nella preparazione alle Olimpiadi di Tokyo, il problema che bloccava la performance di Marcell Jacobs era la paura del giudizio. ”Se sbaglio le persone che mi vogliono bene mi abbonderanno? Questa era la frase ricorrente con cui abbiamo iniziato il lavoro sul fallimento.” racconta Romanazzi. “Un lavoro incentrato sui sogni, sulla scoperta dei suoi talenti, del suo potenziale e sulla capacità di lasciare il mondo fuori tutte le volte che andava in gara”.
Ribaltare la prospettiva in tal senso vuol dire riorientare il focus, spostandolo da ciò che ci manca e che non sappiamo fare, per rientrare in contatto con i nostri punti di forza e risvegliare la sensazione di autorealizzazione.
E quando, prima della finale, Marcell aveva dichiarato di non voler più correre, schiacciato dalla pressione esterna, “gli ho fatto visualizzare tutto quello zaino pieno di aspettative degli altri che aveva sulla schiena, gliel’ho fatto togliere e lui ha immaginato di lasciare quello zaino per terra”.
La storia di Jacobs, che a quell’Olimpiade vinse 2 Medaglie d’Oro stabilendo il record europeo nei 100 metri, ha dimostrato quanto sia indispensabile aiutare i giovani a comprendersi meglio, a gestire le proprie emozioni, entrando in contatto con le proprie risorse.
Soprattutto quanto sia centrale insegnare loro a fare amicizia con gli errori, i fallimenti, le proprie paure e fragilità affinché, quando si sentiranno persi di fronte alle difficoltà, riescano a tornare indietro a tutte le volte in cui sono riusciti ad ottenere grandi risultati, così da lasciare andare le aspettative e le pressioni.
Approfondiremo l’argomento insieme a Nicoletta Romanazzi alla nuova edizione di EducAbility, l’evento per docenti e dirigenti scolastici di ogni ordine e grado.
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