Intelligenza Artificiale: un’agorà in classe

Intelligenza Artificiale: un'agorà in classe

In una società in costante evoluzione, a volte è difficile stare al passo con i cambiamenti. La scuola, in particolar modo, si trova a dover affrontare profonde trasformazioni dovute soprattutto all’entrata in gioco di nuove tecnologie, a cui i giovani guardano con sempre maggiore interesse.

Strumenti come ChatGPT sono “la gioia dello studente e il terrore del docente” in quanto la semplicità, la velocità, con cui questi algoritmi possono tradurre versioni di latino o risolvere problemi di fisica potrebbero, nel lungo periodo, privare l’alunno del pensiero critico, oltre che analitico.

I ragazzi, d’altronde, non si rendono conto che utilizzare le intelligenze artificiali per svolgere i compiti è controproducente. Ma, in un’età dove la paura di essere esclusi da esperienze che coinvolgono gli amici, aver trovato una soluzione per sfuggire alle ore di studio è, dal loro punto di vista, un tesoro apparentemente inestimabile.

La scuola può affiancare i giovani in questa rivoluzione epocale che l’AI ha apportato nel mondo, poiché le aule sono il luogo ideale per illustrare le logiche che muovono gli algoritmi aiutando, così, gli studenti a non diventarne troppo dipendenti. “Perché usarli come scorciatoie è una forma di schiavitù mentale”, sottolinea Cristina Dell’Acqua, insegnante di greco e latino al Collegio San Carlo di Milano e di cultura latina all’Università IULM di Milano.

Insegnare quali domande porre all’Intelligenza Artificiale e, al contempo, stimolare il senso critico dell’alunno affinché si ponga il dubbio su quali domande ChatGPT – ad esempio – può fare a lui, visto che le macchine apprendono dall’uomo e dal suo atteggiamento online, è il delicato compito che spetta al docente.

Diventa quindi inutile ostracizzare e demonizzare queste nuove tecnologie, che già fanno parte della quotidianità dello studente e del suo futuro, bensì è possibile trarne vantaggio per l’insegnamento.

La possibilità di reperire facilmente e velocemente le informazioni, infatti, è un vantaggio a cui anche i professori possono fare affidamento: usare questa dinamicità come base di apprendimento costituisce un momento di crescita per tutti. Un momento che permette di rivivere “quell’atmosfera da agorà greca, proprio come piaceva a Socrate” evidenzia l’esperta. Dialoghi costruttivi in cui ognuno si sente libero di esprimere la propria opinione, accettando punti di vista differenti, così da alleviare la paura del giudizio altrui.

Un luogo di incontro, l’aula, in cui l’insegnante non si sostituisce allo studente, bensì lo accompagna nel discorso, nella libertà di essere se stesso e di parlare senza timori. Si tratta di un valore aggiunto alla crescita dei giovani, un valore riscontrabile nel mito “perché nel mito nessuno si sostituisce, si affianca”. Basti pensare al mito di Icaro in cui il padre realizza le ali per il figlio: non si sostituisce nel volo, lo affianca. Per cui, l’idea di “educare al volo della mente”, al senso critico, è una missione dalla quale i professori non potranno mai essere spodestati dalle intelligenze artificiali.

Approfondiremo come aiutare le nuove generazioni ad utilizzare la tecnologia e l’intelligenza artificiale insieme a Cristina Dell’Acqua a EducAbility, un evento per docenti e dirigenti scolastici di ogni ordine e grado.

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