Gestire le ansie scolastiche con il problem solving

Gestire le ansie scolastiche con il problem solving

Negli ultimi anni è stato condotto uno studio molto importante sui giovani, grazie alla collaborazione tra l’Unicef Italia, l’Unità operativa di Psicologia Clinica e la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs. Il progetto, chiamato “#WITH YOU, Wellness Training For Health – La Psicologia con te”, è durato un anno e ha coinvolto 1.571 giovani (46% femmine, 54% maschi) e 1.942 genitori.

Il 47% dei giovani ha manifestato un Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) e un correlato disordine psicologico, mentre il restante 53% ha presentato condizioni come disturbi del neurosviluppo. Riguardo alle condizioni psicologiche, poi, il 39% della popolazione presa in considerazione ha mostrato una sintomatologia affettiva ansioso-depressiva, con alterazioni clinicamente significative nelle scale Internalizzante (39%) ed Esternalizzante (18%).

La portata del problema ha indotto molte famiglie a far ricorso a psicologi e psicoterapeuti, nella speranza di dare un supporto ai propri figli. Ma anche la scuola può intervenire, dando voce a un sostegno diffuso in classe che oltrepassi il muro dell’individualità alimentando la convinzione di potercela fare. Infatti, secondo Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta che ha trattato con successo oltre 30.000 casi di pazienti affetti dalle più invalidanti forme di psicopatologia, “ogni persona deve cercare di risolvere sempre da sola il proprio problema, non bisogna mai sostituirsi ad essa: bisogna aiutarla a scoprire le sue risorse per superare le difficoltà”.

Ne consegue che non è importante offrire soluzioni pronte agli studenti, quanto insegnare un metodo per affrontare le sfide quotidiane. Ne è un esempio il Problem Solving Strategico, modello elaborato da Giorgio Nardone, che consente di trovare soluzioni alternative a problemi complessi in tempi brevi grazie ad alcuni passaggi.

Il primo passo da compiere è la definizione del problema: si interagisce con lo studente per analizzare la difficoltà da diverse prospettive, consentendo al ragazzo di comprendere appieno ciò che lo preoccupa. Una volta identificato il problema, si procede delineando i cambiamenti concreti che, se implementati, porterebbero alla soluzione del problema. Questa fase è essenziale, in quanto è in questo momento che l’alunno identifica i comportamenti da adottare per raggiungere l’obiettivo prefissato.

In seguito, si esaminano insieme al giovane le soluzioni precedentemente adottate che si sono rivelate inefficaci. Attraverso questa analisi, guidata dal docente, lo studente può individuare nuove soluzioni fino ad allora non considerate. Per facilitare tale comprensione, è importante porre una domanda al minore: “Se volessi peggiorare la situazione invece di migliorarla, cosa faresti?”. Tale tecnica viene definita “del come peggiorare” e consente al ragazzo di potenziare la sua la motivazione del ragazzo a superare il problema.

Successivamente, – attraverso la tecnica dello scenario oltre il problema – si procede a portare l’allievo nella visualizzazione mentale di una situazione ideale risolta, per identificare eventuali punti deboli nella soluzione progettata. Dopo che il giovane ha individuato l’approccio ideale per superare il problema, è importante aiutarlo ad applicarlo a piccoli passi cosicché possa superare concretamente la difficoltà.

Un approccio versatile, quindi, che permette di essere adottato in ogni circostanza e che consente ai ragazzi di sviluppare un pensiero dinamico, creativo e al contempo analitico che “rappresenta il primo passo per cambiare la loro mentalità e promuovere una cultura della risoluzione collaborativa di problemi”. Soprattutto, è un metodo che può evolversi in aula rafforzando il rapporto che vi è tra alunni e insegnanti.

Incoraggiando l’apprendimento di strategie di problem solving, i docenti possono aiutare gli studenti a scoprire le capacità che già possiedono e con le quali sono in grado di affrontare ogni problema, in ambito accademico e no. Così facendo, i giovani costruiscono un’autostima resiliente, che li porta a gestire lo stress in modo sano, trasformando l’ansia che li soffoca in motore propulsore per giungere agli obiettivi desiderati; ma anche a sconfiggere il senso di inadeguatezza a causa del quale si isolano, che impedisce loro di instaurare relazioni autentiche e di studiare in modo efficace.

Grazie a dimostrazioni pratiche e all’interazione con il relatore, in occasione della nuova edizione di EducAbility, potremo approfondire con Giorgio Nardone le tecniche della gestione delle emozioni per aumentare la capacità di comprendere, esprimere e gestirle in modo sano ed efficace. Scopri dove e quando cliccando qui!