Voto o non voto? Questo è il dilemma

Voto o non voto? Questo è il dilemma.

Nel mondo dell’istruzione, si è spesso discusso sull’efficacia dei voti scolastici come strumento principale di valutazione: c’è chi è favorevole e chi, invece, li considera soltanto una fonte di stress per gli studenti che influisce negativamente sul processo di apprendimento. Secondo Anna Oliverio Ferraris – docente ordinaria di Psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma – i voti possono avere un grande impatto psicologico sugli alunni in quanto facilitano l’ansia e rendono lo studio non solo inefficace, ma danneggiano per la loro salute mentale. “Un brutto voto non va condannato, l’errore non è una colpaaggiunge l’esperta in quanto “indica che qualcosa non ha funzionato e si può riparare”.

L’ossessione per una valutazione eccellente, spesso propugnata dagli stessi genitori, può causare nei ragazzi comportamenti compulsivi – come “tic e piccole nevrosi” – trasformando la scuola non più un luogo di vita, bensì in un luogo di disagio da cui scappare. Secondo Ferraris i voti dovrebbero essere eliminati, almeno “nei primi tre anni della scuola primaria”, perché esistono altri modi per far capire agli studenti che possono migliorare imparando proprio dagli errori commessi. Una prospettiva positiva dove gli sbagli diventano vero strumento formativo, al contrario del voto.

Come ogni pensiero innovativo, i pareri che ne conseguono sono contrastanti.

Ad esempio, Ludovico Arte – sociologo e dirigente scolastico del Marco Polo, istituto tecnico per il turismo e liceo linguistico di Firenze – è favorevole ai cambiamenti nel sistema di valutazione e ha già apportato delle trasformazioni nella scuola. Infatti, ha sostituito i voti numerici con giudizi descrittivi e abolito la suddivisione dell’anno scolastico in quadrimestri. In questo nuovo approccio, la valutazione tradizionale apparirà soltanto nella pagella finale, andando ad eliminare lo stress legato al pagellino. Così facendo si evita l’affollamento di verifiche a gennaio dando maggiore tempo agli studenti per studiare e apprendere meglio tutte quelle nozioni che, a volte, non interiorizzano a causa dell’ansia di ottenere ottimi voti.

Un metodo che ha trovato un riscontro positivo tra i docenti, compresi quelli tradizionalisti, perché consente loro di valutare in modo più completo ed equilibrato il processo di apprendimento dei ragazzi. Secondo Arte i voti numerici, pur essendo chiari e diretti, spesso non riescono a cogliere completamente il reale avanzamento e le esigenze degli alunni. Adottando questa metodologia, invece, ci si concentra principalmente sulla qualità dell’apprendimento e sull’efficacia del sistema educativo.

Come sottolineato dal dirigente, ciò non implica l’abolizione totale delle valutazioni: gli studenti continueranno a ricevere feedback, ma sotto forma di giudizi descrittivi, i quali costituiranno un sostegno per il percorso di studio e ad avere una visione chiara del progresso e delle aree in cui migliorare.

Di parere contrario è Paola Mastrocola – già docente di Letteratura Italiana all’Università di Uppsala, in Svezia – che difende il valore dei voti nell’ambito dell’istruzione, considerandoli uno strumento essenziale per valutare il processo di apprendimento e l’impegno dei ragazzi.

Per Mastrocola la votazione tradizionale rappresenta un incentivo per i ragazzi a dedicarsi e a interessarsi a una materia, mentre la sua abolizione li priverebbe della gioia di superare le sfide e di apprezzare il valore della crescita personale. Inoltre, una scuola esente da giudizi numerici “non sarebbe educativa” perché studiare per ottenere buoni voti può esprimere dedizione e interesse nei confronti dell’attività didattica.

Qualsiasi sia la corrente di pensiero, è fondamentale trasmettere agli alunni il messaggio che il valore di una persona non è definito dalla valutazione scolastica dato che “i ragazzi apprendono tutti, purché non si faccia una graduatoria di superiorità o inferiorità”, sottolinea Ferraris.

Approfondiremo la scuola come luogo di vita con Anna Oliverio Ferraris a EducAbility, evento che promuove la cultura della crescita personale, elevandola a nuovo paradigma di pensiero.

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