Apprendere è una questione di emozioni

Apprendere è una questione di emozioni

Il successo dell’apprendimento è influenzato soltanto dall’intelligenza e dalla logica: sbagliato.

Le emozioni, infatti, svolgono un ruolo fondamentale nello studio in quanto i giovani non acquisiscono solo informazioni accademiche, bensì vivono esperienze emotive. Ciò significa che quest’ultime impattano significativamente sul successo scolastico: se positive, l’interiorizzazione delle conoscenze è facilitato; al contrario, se negative, i processi cognitivi sono indeboliti.

Tuttavia, a lungo la Scuola ha relegato la sfera emotiva degli studenti in secondo piano, considerandola una competenza non valutabile e potenzialmente disturbante per l’attività didattica. Le aule, però, sono molto più di semplici stanze, sono soprattutto un ambiente in cui gli alunni affrontano un mondo di emozioni complesse che spesso non sanno gestire e che possono sfociare in comportamenti distruttivi.

Intervenire quando la situazione è oramai fuori controllo è inutile, poiché il ragazzo è inglobato nell’emozione e si chiude a qualsiasi interazione esterna. Secondo Diego Ingrassia, punto di riferimento in Italia per le teorie e i modelli scientifici relativi alle competenze emotive e alla comunicazione non verbale, è importante che l’insegnante sappia riconoscere i segnali che gli studenti manifestano ancor prima di essere vittime del cosiddetto “sequestro emotivo”, per poter agire prima che la situazione diventi ingovernabile.

Non basta osservare; è essenziale anche leggere correttamente le emozioni dei più piccoli, i quali le esprimono in modo diverso rispetto agli adulti. Saper porre le domande giuste, per l’esperto, è il segreto per guidare i ragazzi nell’intricato percorso dei sentimenti: chiedere perché si stanno comportando così, dialogare, entrare in sintonia coi ragazzi, consente di innescare i processi di cambiamento utili a gestire i loro sentimenti.

Un esempio interessante, su come il dialogo sia la base per un ambiente favorevole all’apprendimento e alla gestione delle emozioni, proviene dalla Danimarca. Come spiega Ingrassia, nelle scuole danesi, “è in atto un progetto di educazione sociale, Klaessens tid, che prevede settimanalmente un’ora di educazione emotiva”: un percorso-laboratorio verso la capacità di riconoscere le emozioni e sviluppare empatia. In questo momento settimanale gli studenti condividono i loro sentimenti e problemi personali cercando aiuto dai compagni e dagli insegnanti.

Inoltre, gli alunni portano a turno una torta al cioccolato chiamata klassens time kage. Questo dolce, che essendo al cioccolato risulta essere un antidepressivo naturale, contribuisce a creare un’atmosfera piacevole che aiuta i giovani a percepire e condividere le emozioni altrui in un clima di collaborazione, portando con sé numerosi vantaggi anche didattici.

Le emozioni, quindi, possono aprire le porte dell’apprendimento se gestite efficacemente.

Ne parleremo insieme a Diego Ingrassia, coach e formatore specializzato in competenze emotive e leadership, a EducAbility: un ecosistema di soluzioni finalizzate a diffondere un metodo educativo innovativo, che contribuisce alla formazione del ragazzo e alla crescita dell’insegnante.

Qui il programma completo.