Crescere significa intraprendere un cammino impervio, un percorso già di per sé difficile e in cui spesso le emozioni diventano ulteriori ostacoli da affrontare. La sfida più grande, per giovani e adulti, sta proprio nel gestire un’emozione in particolare: la rabbia. Un sentimento, quest’ultimo, che trova terreno fertile anche nell’ambito scolastico, dove la frustrazione può rendere i ragazzi inquieti e minare le loro capacità di apprendimento. È in questo scenario che l’insegnante diventa una bussola capace di orientare gli studenti nel caos dello sviluppo.
Anna Oliverio Ferraris – docente ordinaria di Psicologia dello sviluppo all’Università Sapienza di Roma – sottolinea come la rabbia sia un sentimento autentico che i giovani devono essere in grado di esprimere in modo sano; questo perché si tratta principalmente di una richiesta d’aiuto che, se fraintesa, può sfociare in comportamenti negativi e distruttivi. Difatti, quest’emozione può danneggiare il benessere emotivo e fisico dei ragazzi, con conseguenze che si potrebbero protrarre fino all’età adulta e che aumentano il rischio di cadute negli abissi dell’ansia e della depressione.
Gli insegnanti giocano un ruolo fondamentale: non si parla più di semplice educazione nozionistica, ma di educare gli studenti a gestire un sentimento che a volte nemmeno gli adulti sono capaci di governare. Imparare a riconoscere la rabbia, poterne parlare in modo onesto senza che alcuna sfumatura venga soppressa, sono i primi passi per aiutare i più piccoli a tollerare la frustrazione e a individuare strategie utili per calmarsi quando sentono di star perdendo il controllo.
Come già detto, è soprattutto nel contesto scolastico che le situazioni in cui la collera può emergere sono innumerevoli: valutazioni negative, dissidi coi professori o incomprensioni con gli amici incidono sia sull’equilibrio mentale dell’alunno sia sulla qualità dell’apprendimento. Insegnare loro a trasformare la rabbia in dialogo costruttivo, dando spazio alle parole invece che alla violenza, consente ai giovani di affrontare le sfide del futuro con maggiore consapevolezza delle proprie capacità e di relazionarsi positivamente col mondo esterno.
L’educazione alla gestione della rabbia risulta fondamentale anche nella prevenzione del bullismo, oltre che a un contesto culturale ed emotivo che scoraggia atteggiamenti prevaricatori e promuova relazioni basate sull’empatia. I bulli, infatti, sono principalmente ragazzi che faticano a controllare le loro emozioni e che sfruttano la violenza per attirare l’attenzione.
“Di fronte al bullismo non bisogna far finta di niente, minimizzare e girarsi dall’altra parte. Il bullismo fa male, a chi lo subisce e a chi lo esercita”, sottolinea l’esperta poiché la scuola, essendo una palestra di vita, diviene un luogo in cui gli studenti comprendono il valore della solidarietà, del senso civico e della collettività, un luogo dove ogni forma di violenza è respinta. Per questo, secondo Oliverio Ferrarsi, le punizioni dovrebbero essere educative e non umilianti. Ad esempio, assegnando ai bulli un ruolo diametralmente opposto a quello del persecutore, come “fare da tutor ai bambini più piccoli”, può rivelarsi un metodo efficace per incentivare il cambiamento.
Gestire la rabbia per combattere il bullismo: ne parleremo con Anna Oliverio Ferraris a EducAbility, evento che promuove la cultura della crescita personale.
Qui il programma completo.